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Cambiamenti climatici e cambiamenti strutturali

La prima questione che va affrontata, trattando di Cambiamenti Climatici, consiste nel superare i dubbi più comuni:

  • esistono veramente i Cambiamenti Climatici?
  • quando arriveranno i Cambiamenti Climatici?

Per rispondere a questi quesiti è opportuno non fare riferimento alle varie teorie o modelli ma limitarsi alla concretezza delle misure di temperatura a livello mondiale. Un punto di riferimento tecnico-scientifico è il sito della NASA – EARTH OBSERVATORY, dal quale si può estrarre la seguente immagine:

Temperature Anomaly 

 

Tale immagine pone in evidenza due aspetti

  • le temperature stanno crescendo in maniera non solo progressiva ma anche con una progressiva accelerazione;
  • nel 2016 si è verificata, in particolare, una evidente accelerazione nella crescita delle temperature.

Un’altra domanda che ci si deve porre è:

  • siamo in grado di bloccare la crescita delle temperature che sono la causa dei Cambiamenti Climatici?

 

 

La risposta può essere dedotta dal grafico “Global Carbon Dioxide Emission”, prodotto dalla International Energy Agency, Global CO2che evidenzia come, anche in presenza di una positiva riduzione o non-aumento negli ultimi anni, della CO2 prodotta a livello mondiale, queste variazioni sono comunque minimali: siccome la CO2 presente nell’atmosfera è, in prima approssimazione, l’integrale ossia la sommatoria delle quantità prodotte annualmente, possiamo dedurre che non potremo non subire, almeno nell'immediato futuro, i Cambiamenti Climatici: dobbiamo quindi prendere coscienza che non abbiamo alcuna possibilità di bloccare, in tempi brevi, i Cambiamenti Climatici.

 

I Cambiamenti Climatici saranno il più grave problema sociale ed economico che la specie umana evoluta abbia mai dovuto affrontare. 

 

Di conseguenza, volendo affrontare la realtà in maniera costruttiva e pragmatica, dobbiamo pianificare i necessari Adattamenti Climatici. In questo senso opera la Legge 10/2013, approvata dal Parlamento italiano agli inizi del 2013 e, nel suo contesto, è determinante sviluppare un adeguato e condiviso Piano Nazionale del Verde. Agli Adattamenti Climatici si devono comunque affiancare tutte le possibili azioni di contrasto ai Cambiamenti Climatici, azioni caratterizzate in primo luogo dalla progressiva riduzione della CO2 prodotta, in coerenza con gli accordi internazionali. Il Piano Nazionale del Verde può però introdurre una importante variabile che consiste nella cattura della CO2 da parte della vegetazione (creazione di biomassa) e il sequestro della CO2 anche attraverso nuove forme di edilizia basata sull'uso del legno (a Milano si sta costruendo un edificio di 6 piani interamente strutturato con il legno) o della paglia (in Italia 40 aziende utilizzano questa tecnologia, a consumo di carbonio negativo). È opportuno evidenziare che gli alberi catturano la CO2 solo in fase di sviluppo: un albero maturo cessa questa funzione. Quindi dobbiamo a livello nazionale passare ad una selvicoltura “attiva”, con pianificazione delle coltivazioni arboree, degli abbattimenti e dell' utilizzo del legno nelle strutture edilizie abitative e industriali. In questo quadro vanno segnalati numerosi  Seminari di aggiornamento per Ingegneri ed Architetti organizzati su questo tema dall'Università di Roma – Tor Vergata. 

Cuneo africanoTornando ai Cambiamenti Climatici si deve evidenziare come l’Italia si trovi in una posizione geografica molto critica, esposta al così detto Cuneo Africano, che genera per il nostro Paese due fondamentali rischi:

  • alte temperature estive dovute a flussi provenienti dall’area africana, con aria stagnante
  • lunghi periodi di siccità estiva.

 

Tali situazioni incidono negativamente sia sull'abitabilità urbana che sull'attuale organizzazione agraria.
Per il contrasto delle alte temperature estive nel contesto urbano si deve prendere atto che la Legge 10/2013 ha già, nel dettato del comma 1 dell’articolo 6, l’indicazione delle misure che debbono essere adottate per ridurre l’Isola di calore estiva. Infatti il testo del 1° comma afferma, tra l’altro, che:

 

  1. le Regioni, le Province e i Comuni, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze e delle risorse disponibili … adottano misure volte a favorire il risparmio e l'efficienza energetica, l'assorbimento delle polveri sottili e a ridurre l'effetto «isola di calore estiva», favorendo al contempo una regolare raccolta delle acque piovane, con particolare riferimento:
    alle nuove edificazioni, tramite la riduzione dell'impatto edilizio e il rinverdimento dell'area oggetto di nuova edificazione o di una significativa ristrutturazione edilizia;
  2. agli edifici esistenti, tramite l'incremento, la conservazione e la tutela del patrimonio arboreo esistente nelle aree scoperte di pertinenza di tali edifici;
  3. alle coperture a verde, di cui all'articolo 2, comma 5, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2009, n. 59, quali strutture dell'involucro edilizio atte a produrre risparmio energetico, al fine di favorire, per quanto possibile, la trasformazione dei lastrici solari in giardini pensili;
  4. al rinverdimento delle pareti degli edifici, sia tramite il rinverdimento verticale che tramite tecniche di verde pensile verticale;
  5. alla previsione e alla realizzazione di grandi aree verdi pubbliche nell'ambito della pianificazione urbanistica, con particolare riferimento alle zone a maggior densità edilizia;

Il Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico aveva proposto alle Camere nelle Relazioni 2015 e 2016 (Capitoli 9) due primi interventi normativi di attuazione del comma 1 dell’articolo 6, soprariportato per la realizzazione di:

  • recinzioni e fronti strada verdi, interventi finalizzati primariamente all’assorbimento dell’inquinamento veicolare.
  • trasformazione dei lastrici solari in giardini pensili, interventi finalizzati primariamente all’assorbimento dell’inquinamento prodotto dalle canne fumarie

Queste proposte del Comitato sono state trasformate, unitamente alla definizione dell’Unità di misura arborea, in un Disegno di Legge:

Proposta di legge: DE ROSA ed altri: "Introduzione dell'articolo 6-bis della legge 14 gennaio 2013, n. 10, concernente l'unità di misura arboricola, nonché disposizioni per l'attuazione dell'articolo 6 della medesima legge, in materia di sviluppo degli spazi verdi urbani". Leggi qui la proposta.

Dorsale appenninica delle acqueIl Comma 2 dell’articolo 6 oltre alla riqualificazione urbana consente ai Comuni di gestire la ruralità e la forestazione del territorio di competenza dell’Amministrazione Comunale. Il Piano Nazionale del Verde deve quindi prevedere, nelle aree periurbane, attività di orticoltura sia individuale che industriale con tecniche irrigue a basso consumo. In generale il Piano Nazionale del Verde dovrà prevedere la riorganizzazione delle coltivazioni e della zootecnia finalizzandole prioritariamente alle esigenze locali. Forte inverdimento urbano e agricoltura irrigua implicano una grande esigenza di risorse idriche. L’Italia risulta avvantaggiata dalla presenza delle Alpi e in particolare della Dorsale Appenninica. Tale situazione favorevole è già stata studiata attraverso uno studio di fattibilità, finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico, studio eseguito da un gruppo di Ingegneri idraulici coordinati dall' Ing. Michele Fanelli, nel contesto dell’azienda RSE – Ricerca sul Sistema Energetico.

Lo studio di fattibilità prevede una rete di interconnessione lunga 1.500 Km di gallerie a pressione di 4 metri di diametro. Tale rete idrica collegherà 60 serbatoi artificiali tutti allo stesso livello. 

  1. La Dorsale Appenninica delle Acque opera in maniera diversa dai normali serbatoi artificiali, infatti la prima funzione è quella di raccogliere a monte l’acqua prodotta da eventi meteorici sempre più intensi, evitando i danni alluvionali a valle;
  2. la seconda funzione è quella di ridistribuire le acque per il principio dei vasi comunicanti, con costi molto ridotti di gestione;

la terza funzione sarà quella tradizionale di produzione di energia idroelettrica

A testimonianza della fattibilità e della capacità nazionale di costruire in un arco di 10 -20 anni 60 serbatoi artificiali si può considerare che in Italia sono attualmente attivi 538 serbatoi artificiali.

Dalle immagini di seguito riportate si può anche rilevare che nel decennio 1950 – 1960 sono stati realizzati quasi 150 grandi serbatoi artificiali e che esistono quindi nel Paese le competenze per affrontare il problema degli Adattamenti Climatici.

Il costo, stimato in circa 30 miliardi di euro, per la costruzione della Dorsale Appenninica delle Acque può apparire alto, ma incomparabilmente minore dei costi che non potranno non derivare dall'affrontare le emergenze derivanti dalle inondazioni a valle e dalle carenze di approvvigionamento idrico e dalla conseguente necessità di procedere a una profonda riorganizzazione agraria.

 

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